23/24 MAGGIO 1915 – I PRIMI GIORNI DI GUERRA
Il 24 maggio del 1915 per l’Italia iniziava la tragedia della Prima Guerra Mondiale che dopo 41 mesi di aspri combattimenti costerà circa 470 mila mutilati/invalidi e 650 mila morti.
La partecipazione dell’Italia alla Grande Guerra ebbe inizio circa dieci mesi dopo l’avvio del conflitto mondiale, durante i quali il paese conobbe grandi mutamenti economici, tecnologici e politici. Inizialmente il Regno d’Italia, guidato dal governo Salandra, si mantenne neutrale e parallelamente alcuni esponenti del governo iniziarono trattative diplomatiche con entrambe le forze in campo, che si conclusero il 26 aprile del 1915 con la sigla di un patto segreto (Patto di Londra) con Inghilterra, Francia e Russia, ovvero le potenze della Triplice intesa. Il patto prevedeva l’immediato ingresso dell’Italia in guerra e, in caso di vittoria della Triplice Intesa, l’Italia sarebbe entrata in possesso dei territori del Trentino, del Sud Tirolo, della Venezia Giulia, dell’Istria, della Dalmazia, di una serie di isole adriatiche e avrebbe avuto il controllo del Dodecaneso. Durante questo lungo periodo di trattative l’opinione pubblica giocò un ruolo fondamentale. La scelta o meno di entrare nel conflitto mondiale fu condizionata dalle decisioni delle masse popolari, divise tra interventisti e neutralisti. Al termine delle trattative il Regno d’Italia abbandonò lo schieramento della Triplice Alleanza e dichiarò guerra all’Austria-Ungheria il 23 maggio 1915, avviando le operazioni belliche a partire dal giorno seguente. l’Italia dichiarò poi guerra all’Impero Ottomano il 21 agosto 1915, al Regno di Bulgaria il 19 ottobre 1915 e all’Impero Tedesco il 27 agosto 1916.
Le ostilità imposero uno sforzo popolare mai visto prima; enormi masse di uomini furono reclutate sul fronte interno così come sul fronte di battaglia, dove i militari dovettero adattarsi alla dura vita di trincea, alle privazioni materiali e alla costante minaccia della morte, che impose ai soldati la necessità di dover affrontare enormi conseguenze fisiche, ma anche psicologiche che sfociarono poi nelle varie associazioni degli invalidi e dei mutilati di guerra.
Al momento del suo ingresso in guerra l’esercito italico poteva contare su 35 divisioni di fanteria. Il comandante supremo era Luigi Cadorna, il figlio di quel Raffaele che nel 1870 aveva espugnato Roma dalla breccia di Porta Pia. Dei 5,7 milioni di soldati richiamati 2,6 milioni erano contadini completamente analfabeti. Mancavano gli ufficiali tanto che si fece ricorso a giovani di complemento. Ma soprattutto non c’era negli stati maggiori una visione della guerra moderna.
Il giorno ufficiale di inizio della guerra fu, come ripetuto più volte precedentemente, il 24 maggio 1915, anche se le prime ostilità si ebbero anche prima dello scoccare della mezzanotte. Il primo colpo di fucile della Grande Guerra fu sparato poco dopo le 22 del 23 maggio 1915 (circa due ore prima dell’entrata ufficiale in guerra del nostro paese), in località Visinale di Corno di Rosazzo, lungo la strada che collega Cividale del Friuli a Cormons, ad opera di un plotone di finanzieri che mise in fuga dei soldati austriaci che stavano cercando di prendere di sorpresa gli italiani tentando di minare il ponte sullo Iudrio. Che poi questi siano stati effettivamente i primi colpi d’arma da fuoco della guerra lo stesso ministero della Difesa non è mai stato in grado di confermarlo e in ogni caso sono numerose le località che rivendicano questa primogenitura. Ma già poco dopo le 02:00 del 24 maggio del ’15 la guerra reclamava anche il primo tributo di sangue italiano: l’alpino udinese Riccardo Giusto, appena ventenne, fu ucciso da un proiettile nemico fra le sue montagne. Il primo caduto di una lista che alla fine ne conterà 650mila.
Il primo colpo di cannone fu sparato invece alle 3.55 del mattino dal Forte Verena, sull’altopiano di Asiago.
Tutto ciò fu il preludio a quella che inizialmente poteva sembrare una guerra lampo, ma ben presto si scoprì che non sarebbe stato così. La guerra di trincea si diffuse su larga scala costituendone sicuramente il capitolo più terribile e sanguinoso del primo conflitto mondiale.