L’azione incessante di distruzione dei ponti e delle passerelle sul Piave, principale via per i rinforzi ed i rifornimenti degli austro-ungarici verso il Montello.
Dalle constatazioni fatte dall’osservazione diretta delle attività nemiche nei giorni immediatamente precedenti l’offensiva ed anche dalle considerazioni di ordine tattico i comandi italiani si erano persuasi che l’avversario avrebbe attaccato nella parte orientale del Montello.
Le motivazioni della zona prescelta per l’attacco erano le seguenti:
– la larghezza ridotta del fiume;
– la profondità relativa dell’acqua;
– la presenza di isolotti coperti da vegetazione che avrebbe assicurato sufficiente copertura alla vista;
– la presenza sulla sponda sinistra del Piave, tra Falzè e Villa Jacur, di due valloncelli che bene si sarebbero prestati ad ammassamento di truppe per breve tempo;
– la presenza sulla riva destra, proprio di fronte, dei due ripiani delle Campagnole di Sopra e delle Campagnole di Sotto abbastanza vaste per una breve sosta iniziale di ammassamento;
– la presenza di sentieri rapidamente percorribili;
– il pendio abbastanza ripido del Montello a ridosso del fiume che avrebbe garantito adeguata protezione al tiro iniziale delle nostre artiglierie;
– non ultimo il terreno del Montello, con numerose doline sparse ovunque, che bene si sarebbe prestato al modo di combattere proprio delle truppe d’assalto austro-ungariche, abituate a scontrarsi in nuclei isolati ridotti.
Il mattino del 15 furono rilevate imbarcazioni e pontoni fra Casa Marcadella e Casa Mina, tre passerelle tra Cà Casona e Casa Bolzonello e la costruzione di un ponte a Villa Jacur. La nostra artiglieria, diretta dall’osservatorio aereo, riuscì a colpire e danneggiare quest’ultimo. Nella notte il ponte venne riattato, in gran fretta, dagli austro-ungarici.
All’alba del giorno 16 il primo apparecchio in volo di sorveglianza radiotelegrafò che il ponte era efficiente ed ampliato. Mentre i nostri aviatori mitragliavano le truppe che lo transitavano scompaginandole, l’artiglieria riprendeva il suo tiro d’interdizione e di distruzione. Un nuovo ponte in costruzione fu segnalato dagli aerei di fronte a Falzè, oltre ad una quarantina di barconi nei pressi di Casa Marcella. Verso le 15 gli aviatori comunicavano che il ponte di Villa Jacur era stato interrotto dai tiri della nostra artiglieria. Al tramonto il ponte di Falzè era ancora incompleto. Mentre la luce del giorno diminuiva, le truppe intensificavano l’afflusso sui ponti. Rilevata la passerella di Casa Mina, gremita di fanti austro-ungarici, gli aviatori si abbassarono a mitragliare. Furono visti uomini buttarsi nell’acqua, la lunga teoria dei fanti nemici arrestarsi, scompaginarsi, sconnettersi. Sopravvenne la notte a porgere il suo scudo d’oscurità ai movimenti e ai lavori. Nella zona di Villa Jacur, dove gli ammassamenti di truppa erano notevoli, si scagliò l’offesa aerea dalle minime quote, col lancio di bombe e raffiche di mitragliatrici.
Il 17 gli aviatori, accertata la costruzione di un nuovo ponte ad ovest di Casa Mina, vi fecero concentrare i tiri d’artiglieria, ottenendone la distruzione. Intanto il tempo peggiorava. La pioggia, le nubi basse, avversavano l’attività aerea non riuscendo però ad arrestarla. Il fiume Piave sembrava volesse anch’esso ergersi a difesa della patria; la sua ira travolgente spezzava passerelle, trascinava lontano barche, travi, cadaveri. Gli aviatori rilevavano sulla riva sinistra che gli ammassamenti di truppe e materiali crescevano in numero ed entità. Il nemico si preparava alla ricostruzione dei ponti ed all’invio di rinforzi oltre Piave. Puntualmente segnalati alle artiglierie, perché li battessero, erano intanto mitragliati dagli aerei.
Il giorno 19 la piena del fiume decresceva. Gli austro-ungarici ricostruivano con febbrile celerità il ponte a Villa Jacur. Gli aviatori sorvegliavano. Quando vero le ore 18, il lavoro stava per essere ultimato l’osservatore in volo chiamava su esso il concentramento di fuoco dell’artiglieria. Poco dopo le ore 19 il ponte era già danneggiato in due punti. Verso le ore 19 un aereo di vigilanza segnalava una nuova passerella in costruzione; ma il sopraggiungere della sera non permetteva di guidare su di essa il tiro.
All’alba del giorno 20, dopo la notte di lavoro durante la quale i tiri delle artiglierie, prive dell’osservazione aerea, erano stati meno precisi, gli aeroplani rivelavano il ponte di Villa Jacur in piena efficienza. L’artiglieria riprendeva i tiri di distruzione danneggiandolo a più riprese fino alle ore 15, quando il ponte era di nuovo interrotto, in più punti, dai tiri dei nostri cannoni.
Il nemico si accingeva alla ricostruzione con grand’energia e celerità. Alle ore 18 gli aeroplani che seguivano e segnalavano il procedere dei lavori, radiotelegrafavano che il ponte era stato riattivato. Immediatamente l’artiglieria vi dirigeva il tiro a tempo, che aggiustato dall’aereo, fu tanto preciso ed intenso, da impedire il passaggio delle truppe.
Al mattino del 21 il primo apparecchio in volo ritrovava il ponte di Villa Jacur riparato ed efficiente. Due nuove passerelle in costruzione e truppe in movimento verso Falzè. Subito l’artiglieria interveniva concentrando il tiro su questi bersagli.
Un nuovo ponte in costruzione a Casa Marcadella, scoperto dall’aereo sin dall’alba del giorno 22, battuto dall’artiglieria, fu danneggiato dai tiri prima di essere ultimato.
Il giorno 23 passerelle e ponti risultavano danneggiati. I tiri delle nostre artiglierie, perfettamente aggiustati erano efficacissimi.
Il giorno 24 gli aviatori potevano segnalare che no vi era più né un ponte né una passerella sul Piave. Aumentato invece il traffico ferroviario nelle retrovie nemiche.
Il giorno 25 sulle linee nessun movimento. Sembrava che la stanchezza e le perdite avessero ridotti al silenzio i combattenti decimati , ritornati ad occupare le vecchie trincee sconvolte dopo giornate di lotta tremenda, di fatica estenuante, di sacrifici immensi .